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sabato 1 febbraio 2014

Il Muos in Sicilia è ultimato. Ennesima vittoria americana


I lavori per la costruzione del sistema satellitare Usa sono stati ultimati

Caltanissetta, 28 gen – La sovranità, il valore e l’onore di una nazione passano anche e non solo da episodi come questo che andremo a raccontarvi, perchè in Sicilia gli Stati uniti hanno vinto e l’Italia ha perso.
La costruzione delle tre parabole americane a Niscemi è terminata. Non sono stati sufficienti anni di proteste, di ricorsi, di tribunali, di medici, per impedire la costruzione del Muos. Una contesa ad armi impari combattuta senza il supporto delle istituzioni, colpevoli di aver illuso la popolazione locale, di averla sostenuta in un primo momento e poi di averla abbandonata. Insomma, la consueta storia tutta italiana, condita dalla solita soggezione di non voler contraddire l’alleato a stelle e strisce.
Ma procediamo con ordine. Il Muos è l’acronimo di “Mobile User Objective System”, cioè un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari concepito dalla marina militare statunitense che, grazie a cinque satelliti in orbita e quattro stazioni di terra, permetterà agli Usa di controllare e coordinare tutte le unità navali, aeree e terrestri dislocate nel mondo, compresi i droni. Una di queste quattro stazioni di terra è proprio quella di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. È qui che ieri, 27 gennaio, si è completata la costruzione di tre parabole satellitari dal diametro di 20 metri e di due antenne alte 150. Ma il sistema di difesa americano è diventato anche di pubblico interesse perché nasce in un’area dove vivono persone che hanno paura di assistere inermi ad un bombardamento di onde elettromagnetiche.
Il professor Massimo Zucchetti, esperto di “Protezione dalle Radiazioni” presso il Politecnico di Torino e ricercatore dell’Institute of Technology del Massachusetts, dichiarò nel 2011 che le tre parabole avrebbero aumentato i rischi per la popolazione in modo esponenziale. Studi e perizie dimostravano infatti che il Muos sarebbe potuto essere nocivo e portatore di tumori, leucemie, cataratte, riduzione della fertilità.
Per scongiurare questi rischi nel 2010 nacque spontaneamente il movimento “No-Muos”, con l’intento di sensibilizzare le istituzioni e di bloccare il progetto. Le decise proteste locali contribuirono a mettere sotto sequestro il cantiere americano, grazie ad una decisione presa il 6 ottobre 2012 dalla Procura di Caltagirone. I giudici ritenevano inaccettabile che il Muos potesse sorgere in una area protetta come quella dalla riserva naturale della Sughereta di Niscemi. Ma i sigilli durarono appena venti giorni, perché il tribunale della Libertà di Catania accolse il ricorso del ministero della Difesa, revocando il sequestro.
È qui che entrano in gioco la Regione Sicilia e il verboso Rosario Crocetta. Il governatore siciliano, spinto dalle proteste e per un tornaconto politico, nel gennaio 2013 dichiarò guerra allo Stato italiano e al progetto statunitense. Apparentemente convinto sostenitore della pericolosità di queste tre parabole satellitari, l’11 marzo Crocetta riuscì a raggiungere un’intesa col governo per bloccare i lavori di costruzione, almeno fino a quando non ci fossero state perizie mediche e ambientali complete. Questa strategia portò ad una nuova chiusura del cantiere, questa volta ad opera della stessa Regione Sicilia.
Da questo preciso momento, lo Stato italiano cominciò a mostrare la sua peggior faccia nella vicenda. Al posto di promuovere un dibattito sull’argomento, magari coinvolgendo medici, associazioni ed opinione pubblica, il ministero della Difesa (all’epoca dei fatti guidato da Giampaolo Di Paola, poi passato a Mario Mauro) pensò bene di rivolgersi al Tar della Sicilia per chiedere la revoca del blocco dei lavori, oltretutto pretendendo un cospicuo risarcimento danni dalla Regione. In pratica lo Stato si fece causa da solo pur di non aver problemi con gli americani.
Nonostante ciò, il 9 luglio 2013 il Tar respinse il ricorso del ministero della Difesa, definendo più che legittima la decisione di sospensione della Regione. E qui subentra il colpo di scena: Crocetta cambia idea come illuminato sulla via di Damasco e fa ripartire i lavori.
Quasi in contemporanea, l’Istituto di Sanità Superiore dello Stato dichiara che alcuni studi dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulle parabole del Muos dimostravano “che tutti i limiti previsti dalla legislazione italiana in materia di protezione della salute umana dai campi elettromagnetici erano stati rispettati in larga misura”. Quindi per lo Stato, ancora oggi, non c’è nessun pericolo per la salute e per l’ambiente.
“Crocetta Vergona”, all’indomani della decisione, fu questo lo slogan del movimento No-Muos, prima sedotto poi abbandonato a sé stesso. La decisione del presidente della Regione portava al minimo la sua credibilità, soprattutto perché la battaglia al Muos era stato uno dei punti cardine della sua campagna elettorale nell’ottobre del 2012. Lui accampò una difesa, affermando di aver ricevuto pressioni dai poteri forti e addirittura dalla Cia.
Sono oltre 113 le installazioni militari a stelle e strisce dislocate sul nostro territorio. Un’enorme eredità post-Seconda Guerra Mondiale che ha più volte riacceso il dibattito “sull’occupazione americana”. È giusto che gli Usa, ancora oggi, detengano una presenza così massiccia e ben radicata in Italia? Ma soprattutto è giusto che ogni decisione di Washington venga accolta con tacito consenso dalle nostre istituzioni, come se il concetto di sovranità nazionale sia solo un’inutile definizione in un libro di Scienza Politica o di Diritto Internazionale?
Da molti anni i siciliani si oppongono alla base di Sigonella in provincia di Siracusa, così come ad Aviano (Pordenone) molti italiani chiedono che gli americani facciano le valigie. Nel 2008 una perdita di cherosene dall’oleodotto che riforniva la base di Aviano mise a rischio ambientale la zona del nord-est italiano, con l’accendersi di nuovi dubbi e polemiche, terminate poi nel silenzio dei media, come per la presente questione di Niscemi. Il Muos è solo l’ultimo degli episodi di sudditanza coloniale. Le parabole alla fine sono state costruite, l’America ha vinto di nuovo e l’Italia vilipesa.
Giuseppe Maneggio

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